TERAMO – «Ricorrerò in Cassazione e se necessario agli organi giudicanti Europei, la ritengo una decisione assurda, addirittura una beffa visto che ho subito anche la compensazione delle spese. E’ penalizzante per il cittadino che ricorre alla giustizia». Così commenta Giuseppe Panichi, titolare della Specialfrutta, il giorno dopo la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila che gli ha negato il risarcimento da parte del comune di Teramo, la cui ordinanza di sequestro dell’immobile commerciale, due decenni fa, lo aveva portato al fallimento. Dopo che la stessa Corte aveva assegnato a Panichi una provvisionale di 250mila euro, in attesa di chiudere il conteggio reale, la sentenza che ribalta tutto e dà ragione al Comune e torto al commerciante di frutta. «Non comprendo i motivi che hanno portato il giudice d’Appello a concludere diversamente dalle sentenze di primo grado e dalle successive che riteneva essere giuste – commenta Panichi – e ritengo ssurda la decisione di non riconoscere il danno patrimoniale, dal momento che lo stesso è stato acclarato da altri organi giudicanti. Ma andrò fino in fondo». In sostanza il presidente dell’Appello nella sua sentenza non ammette la certezza del nesso di causalità tra il sequestro dell’immobile per abuso edilizio, ordinato nel 1991 dal Comune di Teramo, e la crisi che poi l’imprenditore ha sofferto. Ventidue anni di battaglia gettata al vento, dunque, nonostante la quasi certezza di incassare, tra interessi e rivalutazioni legali, qualcosa come circa due miliardi e mezzo delle vecchie lire. Sembrava tanto vera l’evenienza, che il sindaco Maurizio Brucchi, che aveva ereditato dai suoi predecessori il contenzioso legale, aveva fatto approvare dal consiglio comunale una delibera che faceva iscrivere la somma decisa dal giudice quale debito fuori bilancio. Ma il giudice avrebbe detto anche di più nella sua decisione: basandosi su una perizia eseguita da un consulente tecnico d’ufficio, ritiene che l’immobile di Villa Mosca sede dell’azienda ortofrutticola, non fu mai sottratto al proprietario, cioè non venne mai sottoposto a sequestro per un presunto abuso edilizio. Panichi aveva chiesto al Comune 860mila euro per la perdita del reddito e altri 400mila per il danno all’immagine subito, non avrà nulla.
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